Spazio all’innovazione con Triz

1024 682 Michelangelo Canonico

L’innovazione può essere rappresentata dal modo in cui creiamo prodotti differenti per utilizzo (interfacce) o costruzione (tecnologie innovative), cambiamo e miglioriamo processi per spiluppare nuove tecniche di produzione e metodi di gestione.

Dovunque si sente parlare di innovazione e miglioramento continuo, due aspetti che permettono di generare o aggiungere valore alle nostre soluzioni. L’innovazione viene spesso considerata un cambiamento dirompente se paragonato al miglioramento di qualcosa preesistente, che tutti vorrebbero ma che fan fatica ad implementare perchè richiede profondi cambiamenti nel modo di pensare.

Per contro, il miglioramento, almeno come come idea, è molto più semplice da adottare. Si può tendere ad esso limando e modificando qualcosa di preesistente, utilizzando quasi sempre la stessa forma di pensiero, migliorando appunto qualcosa che non si era potuto far prima magari per mancanza di tempo o risorse.

È fin troppo facile usare il miglioramento continuo come scusa per continuare ad aggiungere nuove cose da fare, cose che però con l’innovazione hanno ben poco a che vedere e che finiscono per aggiungere punti alla già lunga lista delle nostre attività.

 

Innovazione pensiero Triz

 

L’innovazione, quella vera, non accade per caso, bensì, è strettamente legata ad eventi di profondo cambiamento, eventi che permettono di generare idee non convenzionali e scoprire cose inaspettate.

È qui he entra in gioco la tecnica TRIZ (Teoriya Resheniya Izobretatelskikh Zadatch o teoria creativa per la risoluzione di problemi) creata da Genrich Altshuller nell’ex Unione Sovietica e poi elaborata e resa popolare da Henri Lipmanowicz and Keith McCandless con la omonima liberating structure.

La tecnica originaria affronta la risoluzione dei problemi osservando i punti in comune nelle soluzioni scoperte in passato e riconoscendo che alcuni modelli emergono ogni volta che vengono fatte invenzioni o scoperte importanti. Questo approccio porta a prestare attenzione all’identificazione di modelli non solo nell’accezione positiva di cosa si desidera sviluppare, ma anche ed in particolare in quella negativa, cioè di cosa si vuole evitare a tutti i costi; quest’ultimo aspetto, spesso sottovalutato, se opportunamente sfruttato può far scoprire elementi e percorsi nuovi, innescando scintille della creatività spesso mancanti.

 

Fallire per innovare

 

Cosa devo fare per fallire!

La struttura di facilitazione TRIZ permette di sfidare le persone ad uscire dalla propria zona confortevole (quella zona in cui si tende ad agire in modo abitudinario e si pensa per lo più a quello che si desidera o immagina perchè facile e sicuro) facilita il pensiero critico e apparentemente negativo. La domanda “Cosa dobbiamo smettere di fare per progredire e perseguire nel …” incoraggia le persone ad avere conversazioni non solo divertenti ma anche serie e coraggiose. Infatti, la distruzione creativa accresce opportunità di rinnovamento mentre l’azione locale e l’innovazione si precipitano a riempire il vuoto. Ecco cosa possiamo aspettarci da Triz!

 

Triz i passi

I passi da seguire

  1. Creare risultati non voluti

Possiamo iniziare compilando un elenco di tutto ciò che possiamo fare per assicurarci di ottenere il peggior risultato immaginabile rispetto alla strategia o obiettivo principale.

2. Capire cosa genera questi risultati non desiderati

Idea per idea, chiediamoci se c’è qualcosa che stiamo facendo attualmente che in qualche modo assomigli all’idea selezionata, creando cosi un elenco di attività controproducenti, programmi, procedure e tutto ciò che facciamo o abbiamo messo in campo per disegnare la strategia in modo ordinario.

3. Intraprendere azioni per cambiare il futuro in modo inaspettato

A questo punto abbiamo raccolto sufficienti idee per aiutarci non solo a fermare ciò che pensiamo possa creare risultati indesiderati, ma comprendere meglio quali elementi sono essenziali per ideare prodotti in modo non convenzionale partendo da scenari apparentemente irrealizzabili.

In una certa misura, questa modalità di facilitazione opera secondo gli stessi principi che sono alla base di un pre-mortem e di un brainstorming inverso, che consentono al team di proporre sfide negative e scomode. Il brainstorming inverso è una tecnica che capovolge le tipiche tecniche di brainstorming, che consentono di affrontare problemi complessi da una prospettiva diversa.

 

Vuoi saperne di più sul Pensiero Creativo, le Liberating Structures e sull’arte della facilitazione?

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